mercoledì 17 settembre 2008

Omosessualità: cosa ci vuoi fare?

Cito quel genio di Elio:

"Non sono malato, sono come voi. Sono donna, sono uomo, sono quello che sono. Cosa ci vuoi fare?"

"Vivo come voi, soffro come voi, rido come voi, lo prendo in culo come voi. Ma amo piu' di voi."

Ora, al di là del folklore, io mi sarei anche un po' rotto i coglioni.
Non so voi.

Sicuramente sono stati fatti diversi passi avanti, ma non mi si dica che oggigiorno le persone omosessuali godono esattamente degli stessi diritti delle altre.
O che la parità è vicina.

Nel momento stesso in cui ci sentiamo di dover "tollerare" una persona che è omosessuale, la stiamo già discriminando.
Devo averlo già chiesto mille volte: cosa diavolo c'è da "tollerare"?

Conosco persone, ahimè a me vicine, che fanno discorsi in proposito che mi fanno venire i brividi.
C'è ancora in giro una tale quantità di moralismo, ignoranza, intolleranza ed omofobia che mi fa schifo.

Sono stanco di essere comprensivo.
Mi sono rotto l'anima.

Non sarebbe l'ora di iniziare a considerare le persone omosessuali esattamente quello che sono?
Persone.

Che cosa importa agli altri dell'orientamento sessuale altrui?

E lasciamo perdere il fatto che ci sono istituzioni (soprattutto religiose) che su questo genere di discriminazione basano il proprio operato.
Però predicano l'uguaglianza degli uomini e la fratellanza tra i popoli.
A patto di non essere omosessuali, chiaramente.
Anzi, magari uno lo può pure essere...basta che non rivendichi diritti o che non pretenda di essere considerato pari agli altri.
Che pretese che avete, ragazzi! Addirittura uguali agli altri? Ma non scherziamo...su...
Uguali....pofff....al limite, "tollerabili".
Che schifo.

Allora, uomini e donne omosessuali, non è venuto il momento di incazzarsi un po'?
Chi non vi vuole, non vi merita.
Se vi amate, cosa ve ne frega di sposarvi in Chiesa?
Non vogliono sposarvi? Non siete voi che siete sbagliati: sono loro!
E allora mandateli al diavolo.
A cosa vi serve volervi sentire cristiani e/o cattolici se non potete essere voi stessi?
Lasciate perdere.

Sul lavoro siete discriminati per i vostri orientamenti?
Non statevene zitti: ribellatevi.

Ma non ledete la vostra dignità con spettacoli privi di senso.
La provocazione è fine a sè stessa, finisce per coprirvi di ridicolo e non vi porta alcun giovamento.
Non ci dovrebbe essere bisogno di Gay Pride come non si è mai sentito il bisogno di Etero Pride.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Sono assolutamente d'accordo, e sopratutto sul gay pride, che se da una parte è sicuramente una manifestazione carina, rischia di essere una ammissione di differenza e un occasione di autoemarginazione.
Quello che mi dispiace è come hai notato tu il bisogno di riconoscimento che hanno molti omosessuali nei confronti di "istituzioni" come la Chiesa. E qui vorrei dire: ma fregatevene, fregatevene del matrimonio, di chiamarlo così e di celebrarlo in chiesa! Preoccupatevi della sostanza:la tutela legale!Quella si chè è fondamentale!Ottenuta quella che si attaccassero omofobi e intolleranti di qualunque specie e credo! Forse solo il tempo può cancellare certe assurdità culturali. Nel mio caso sicuramente avere un amico dichiaratamente omosessuale mi ha aiutato molto a capire, a smettere di sentirla come una cosa distante e da giudicare, ma solo come una parte della realtà che mi circonda, peraltro piacevole essendo lui una persona sensibilissima e con cui è davvero piacevole condividere il tempo!

Unknown ha detto...

Riguardo alle discriminazioni, posso esemplificare completamente il mio pensiero citando un episodio della vita di Albert Einstein.
Quando emigrò dall'Europa negli U.S.A. per paura delle persecuzioni razziali, all'atto dello sbarco, un impiegato dell'ufficio immigrazione gli pose la domanda:
"Razza?"
Lapidaria la risposta:
"Umana."